lunedì 8 aprile 2013

Sel Padova contro il femminicidio

Pubblichiamo la mozione depositata dalla nostra consigliera Marina Mancin lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e in attesa di essere discussa in Consiglio comunale.




MOZIONE PER PREVENIRE E CONTRASTARE IL FENOMENO DEL FEMMINICIDIO

IL CONSIGLIO COMUNALE di PADOVA

Premesso che:

già nel 1995 la IV conferenza mondiale dell’Onu ha definito la violenza di genere come la manifestazione delle relazioni di potere storicamente ineguali tra uomini e donne che,  nel loro percorso di “emancipazione” hanno dovuto lottare per ottenere diritti di cittadinanza dai quali erano escluse e l’uguaglianza giuridica e, il 25/6/2012 è stato presentato alle Nazioni Unite il primo rapporto tematico sul femminicidio
la convivenza tra uomini e donne, dentro casa come nello spazio pubblico, spesso è ancora regolata da modalità patriarcali che contemplano anche “pratiche” violente da parte del genere maschile, tanto che si è affermato il neologismo ‘femminicidio’ per indicare ogni forma di discriminazione e violenza rivolta contro la donna in quanto appartenente al genere femminile e per evidenziare come tali violenze derivino dall’accettazione, da parte delle Istituzioni sociali e in generale dall’opinione pubblica, di una cultura patriarcale che contribuisce ad una sostanziale impunità sociale di tali atti, svalorizza il ruolo della donna, non ne riconosce la dignità di Persona, non ne garantisce il godimento pieno ed effettivo dei diritti fondamentali
la violenza contro le donne, che non ha confini geografici, è trasversale a culture, religioni e ceto sociale anche nel nostro Paese e, in Europa la violenza è la prima causa di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni
l’articolo 3 della Costituzione italiana ripudia ogni forma di discriminazione e impegna le istituzioni a ‘ rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana’
nonostante questo in Italia il percorso di emancipazione femminile è stato particolarmente tardivo e difficile: le donne hanno avuto accesso al voto solo nel 1946 e solo nel 1996 la legge italiana riconosce lo stupro come un delitto contro la persona e non più contro la morale
negli ultimi anni in Italia, a fronte di una diminuzione generale degli omicidi (dati Istat), vi è stata un’escalation del numero delle donne uccise, che ha suscitato indignazione e ha fatto nascere appelli sottoscritti da politici, intellettuali, associazioni, singole/i cittadine/i
i media nazionali continuano a rappresentare tali brutali omicidi come “delitti d’amore” e/o “passionali”, e marcano il contesto culturale e l’efferatezza degli stessi solo nel caso in cui l’omicida sia di religione diversa dalla cattolica o comunque non italiano;
dall'inizio dell'anno sono state uccise 103 donne per mano maschile, ma molte di più, a quanto emerge dai centri di accoglienza e da altri enti presenti sul territorio,  sono quotidianamente a rischio della loro vita, subiscono ricatti sul luogo di lavoro e/o violenze di ogni tipo grazie alla “protezione” delle mura domestiche, spesso davanti a figli e figlie che per sempre ne saranno segnati;
non nominare né contemplare nel sistema giuridico le tante forme della violenza domestica, limitandosi all’omicidio, che ne è il drammatico epilogo, significa occultarla e condizionare negativamente la rappresentazione che nell’opinione pubblica si costruisce

Considerato che:

in ambito europeo il 1999 è stato proclamato dal Parlamento “Anno europeo della lotta contro la violenza nei confronti delle donne” e lo stesso Parlamento ha approvato una Risoluzione contro la violenza nei confronti delle donne e il Programma Daphne; nel 2002 il Comitato dei Ministri ha inviato agli Stati membri una Raccomandazione sulla salvaguardia delle donne dalla violenza; nel 2011 il Parlamento europeo ha emanato una nuova Risoluzione in materia di lotta alla violenza contro le donne e, nel maggio 2011 ad Istanbul 17 Paesi hanno firmato una Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne e la violenza domestica
il 17 gennaio  2012 è stato presentato alla Camera dei Deputati il Rapporto Ombra elaborato dalla Piattaforma “Lavori in corsa: 30 anni di CEDAW” che evidenzia come la violenza maschile sulle donne sia la prima causa di morte per le donne di tutto il mondo e che nel nostro Paese più della metà dei femminicidi sia commessa dal partner, nella restante parte dei casi per lo più da un altro parente o da una persona conosciuta, “segno evidente del fallimento delle Autorità dello stato nel proteggere adeguatamente le donne vittime”
la Relatrice speciale delle Nazioni Unite Rashida Manjoo in visita lo scorso gennaio nel nostro Paese ha collocato l’Italia al penultimo posto tra i paesi europei sul tema dell’equiparazione di genere, ed ha osservato che “persistono attitudini socio-culturali che condonano la violenza domestica” e che “il quadro politico e giuridico frammentario e la limitatezza delle risorse finanziarie per contrastare la violenza sulle donne ostacolano un’efficace ottemperanza dell’Italia ai suoi obblighi internazionali’
l'affermazione di questi principi sulla carta non ha prodotto risultati duraturi né rispetto alla violenza contro le donne su scala globale, né per quanto riguarda il godimento sostanziale dei pieni diritti civili e politici: l'Italia mostra infatti una situazione tra le peggiori nei paesi europei, come dimostrano i dati relativi alla situazione occupazionale e alla rappresentanza politica
l’Italia non ha ancora firmato la Convenzione di Istambul
l’Italia non ha ancora una legge sul femminicidio né un Osservatorio nazionale
le politiche occupazionali rivolte alle donne non si sono dimostrate ancora efficaci e la  loro condizione lavorativa è nettamente peggiorata a causa dei tagli al welfare e con la cancellazione da parte dell’ultimo governo Berlusconi della Legge 188/2007 sulle dimissioni in bianco e di cui l’articolo 55 della L. 92/2012 (Fornero) costituisce un parziale ed insufficiente ripristino

Rilevato che:

sul nostro territorio esiste il Centro Veneto Progetti Donna (associazione di volontariato onlus nata nel 1990) che da anni opera nell’ambito del “sostegno a donne italiane o straniere in difficoltà e coinvolte in situazioni di violenza e maltrattamento intrafamiliare” ed offre, tramite le proprie operatrici ascolto e supporto psicologico e legale e, solo nel 2011, sono state aiutate 300 donne.


IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA

ad intraprendere azioni articolate e diffuse, finalizzate a contrastare e prevenire la violenza maschile sulle donne, sia a livello nazionale che territoriale:

a livello nazionale ad attivarsi:

  1. presso il Governo italiano affinché firmi la Convenzione di Istanbul e proponga la legge di ratifica al Parlamento italiano
  2. presso il Parlamento italiano affinché introduca il reato di femminicidio nel codice penale
  3. per l’istituzione di un Osservatorio nazionale sulla violenza di genere

sul territorio regionale a impegnare:

  1. la Regione Veneto a dotarsi di una legge contro la violenza alle donne e il sostegno dei centri antiviolenza, di cui la grande maggioranza delle regioni è provvista, così come sollecitato anche dallo stesso Centro Veneto Progetti Donna che si è fatto promotore di una raccolta di firme a sostegno di un progetto di legge regionale in tal senso
sul territorio comunale

  1. a dotarsi di uno strumento Interistituzionale di Contrasto alla Violenza sulle Donne, che riunisca soggetti diversi in un lavoro di rete per inquadrare meglio le situazioni di violenza e migliorare la qualità della risposta alle donne
  2. a continuare a sostenere con forza l’attività del Centro Veneto Progetti Donna nei confronti delle donne vittime di violenza e di mobbing
  3. a moltiplicare, nei luoghi istituzionali e non, momenti di informazione e dibattito rivolti alla collettività, per provocare e sostenere quei cambiamenti culturali che di per sè rappresentano reali azioni di contrasto alla violenza maschile sulle donne.
  4. ad incrementare ed estendere nelle scuole statali l’attività di formazione e prevenzione destinata a studentesse e studenti al fine di favorire la loro crescita personale e a promuovere un significativo cambiamento nell’educazione emotiva e nella qualità delle relazioni di genere
  5. ad attivare campagne di sensibilizzazione sul femminicidio e iniziative di formazione nei luoghi di lavoro
  6. a contrastare, attraverso tutti gli strumenti e canali a disposizione delle istituzioni, quelle forme di comunicazione pubblicitaria che utilizzano il corpo delle donne mortificandolo, suggerendo immagini svilenti e riduttive del genere femminile o che veicolano comportamenti violenti alludendo a una presunta “naturale” aggressività del genere maschile;
  7. a porre particolare attenzione al superamento del linguaggio sessista che in vari ambiti “cancella” il femminile

Infine IMPEGNA IL SINDACO, NELLA SUA QUALITA’ DI VICE PRESIDENTE  DELL’A.N.C.I., a proporre a tutti i Comuni Italiani di inserire nell’agenda delle priorità il tema della violenza contro le donne.
Marina Mancin
“Sinistra per Padova-Sel”

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